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La passione per la ricerca di una purezza nell'arte visiva mi ha portato a queste forme che io ho definito «negativi-positivi». Si tratta in genere di due o più forme geometriche incastrate assieme in modo da formare una unità come, per esempio i quadrati bianchi e i quadrati neri formano la scacchiera. Questi oggetti (che non definisco pitture anche se sembrano quadri astratti) danno al colore una nuova vitalità ovvero una possibilità di «double focus» (come scrisse George Morris su "Magazine of Art", New York) «...but his interest lies further in the advance and recession of planes...». Se noi osserviamo una scacchiera non possiamo dire se è un fondo nero coperto di quadrati bianchi o se è un fondo bianco di quadrati neri, questa situazione crea nel bianco e nel nero che compongono la scacchiera una mobilità di avanzamento o di recessione, nel piano ottico tra l'osservatore e l'oggetto e oltre l'oggetto. Questo effetto del colore non era mai stato considerato in pittura. Anche le pitture astratte dei grandi maestri erano una rappresentazione verista di forme astratte poggiate sopra un fondo come una natura morta di ritagli, o volanti in uno spazio che faceva da fondo. Risulta evidente che il colore di quel fondo era destinato a restare sempre dietro le forme rappresentate, era un colore statico non sfruttato per le sue proprietà dinamico-ottiche che qualunque colore può avere. Nei negativi-positivi invece si ha una composizione di forme colorate che, per la disposizione sulla superficie (di solito quadrata) e per l'intensità del colore, dà questa sensazione di movimento del colore come se si avvicinasse o si allontanasse rispetto all'osservatore. Il colore quindi viene ad avere una possibilità dinamica che mai aveva avuto prima. Bruno Munari